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La storia
Si
ritiene che il territorio di AREZZO (ARRETIUM nell'epoca pre-etrusca)
sia abitato dai tempi del paleolitico inferiore (oltre 200 mila anni
a.C.) come testimoniano gli innumerevoli reperti preistorici conservati
nel museo "Gaio Cilnio Mecenate". In epoca più recente (secc.
VI-IV a.C.) l'antica Arezzo si ritiene abitata dagli Umbri per divenire
in epoca Etrusca una delle dodici città "lucumonie" confederate
dell'Etruria conoscendo un notevole splendore quale centro agricolo,
manifatturiero (bronzo e ceramica) nonché commerciale (importava
ceramica dalla Grecia oltre ad avere relazioni economiche con il mondo
transalpino; nel III secolo a.C. Arezzo coniò propria moneta. Lo
splendore di Arezzo continua anche in epoca romana (II-I sec. A.C.)
divenendo un importante snodo commerciale e militare. E', infatti, in
quell'epoca, un centro industriale e agricolo dotato di capienti
strutture per il tempo libero (terme, teatro, ninfeo, anfiteatro) di
ville private, di monumenti e di santuari. Arezzo romana è
ricca, sviluppata e industriosa, eccelle nelle attività agricole
e nella produzione di ceramica sigillata con oltre cento fabbriche che
esportano vasi aretini in tutto il mondo antico costituendo la
principale risorsa economica. E' "Municipium" dall'89 a.C., ascritta
alla "tribù" Pomptina e terza città della penisola dopo
Roma e Capua.
Supera
bene la decadenza romana, si espande nell'età comunale ed Arezzo
medievale è una città rigogliosa, potente e colta. E'
suddivisa in 4 quartieri (Porta del Foro, Porta Crucifera, Porta
S.Andrea, Porta del Borgo, è abitata da circa 20 mila persone,
è frequentata da studenti provenienti da tutto il continente
europeo richiamati dal prestigio della sua università (Studium
generale) dove vi si pratica la scrittura cosiddetta "stilus altus" e
dove insegnano insigni professori di diritto. Nel corso dei secoli XIII
e XIV la città al culmine dello splendore economico, civile,
culturale ed artistico acquista la fisionomia che conserva tutt'oggi
con l'edificazione dei suoi monumenti religiosi e civili, le sue piazze
le sue case signorili. Tuttavia le lotte politiche intestine
indeboliscono la città ed Arezzo perde la libertà
comunale ingloriosamente finendo "comprata" per 40 mila fiorini dalla
repubblica di Firenze.
L'Arezzo
contemporanea resta chiusa dentro la cerchia medicea, nonostante
l'abbattimento di porte e tratti delle mura cinquecentesche, ma assiste
alla sua notevole espansione periferica. Partecipa alla vita politica
nazionale, è impegnata nelle lotte operaie del primo dopoguerra,
dà il suo contributo al secondo conflitto mondiale ed alla
guerra di resistenza. Promuove alacremente la ricostruzione del secondo
dopoguerra e le attività economiche ed industriali conoscono un
vero e proprio boom negli anni 50 e 60 dove nascono (Lebole 1955) o si
attestano grandi industrie orafe (Gori & Zucchi nata nel 1926),
manifatturiere (Fabbricone sorto nel 1906) le quali assorbono i
lavoratori che lasciano le attività agricole. Questa
rivitalizzazione economica vede nascere importanti opere di interesse
pubblico, infrastrutture scolastiche, religiose, sportive, ricreative
ed economiche. La città raggiunge i 100.000 abitanti. La crisi
economica che dagli anni 80 ai ns. giorni, ha investito la grande
industria non ha lasciato indenne Arezzo che ha visto scomparire o
ridimensionarsi le sue grandi industrie. Ma le capacità
imprenditoriale e manageriali degli aretini non sono andate perse in
quanto il polverizzarsi delle grandi industrie ha dato vita ad una
realtà economica di piccola e media impresa che, anche con il
suo indotto, è l'asse portante dell'economia locale. Eccelle
nella produzione di oreficeria con tutto l'indotto di macchine,
macchinari ed attrezzature, nell'industria dell'abbigliamento, delle
calzature e degli accessori in pelle. Lavorazioni prettamente
artigianali affiancano grandi industrie di mobili, ancora oggi si
trovano piccoli laboratori di ceramica. Il suo commercio è vivo
anche se il negozio tradizionale deve contrastare il predominio della
grande distribuzione ma riceve una boccata d'ossigeno dall'indotto
della "fiera antiquaria" conosciuta in tutto il mondo che si tiene il
primo week-end di ogni mese.
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